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E d. ambiE ntal E

















                 ti rimanevano vuoti dalla mattina

                 alla sera.
                 Capriccio,  che  era  il  più
                 giovane ma anche il più
                 furbo  dei  cestini  della
                 città, si era stancato
                 di  rimanere  vuoto:
                 oltretutto,  nessuno
                 veniva  mai  a  pren-
                 derlo per rovesciarlo

                 perché,  appunto,  non
                 ce  n’era  davvero  biso-
                 gno.
                 –  Così  non  si  può  con-
                 tinuare!  –  esclamò  Ca-
                 priccio – Devo muovermi, o
                 morirò dalla noia!

                 Piano piano si sollevò dall’asfalto e cominciò a saltellare qua e là sul mar-
                 ciapiede. Studiò un po’ la situazione e provò, quindi, ad allontanarsi sempre
                 di più. Era pomeriggio, ormai, ma Capriccio non trovava la strada del ritor-
                 no: – Tanto meglio! – pensò, senza perdersi d’animo – Almeno, così, potrò
                 rendermi utile, in qualche modo – e continuò a saltellare.
                 Però stavolta non saltellava “qua e là” a caso: passava vicino alla gente che
                 sicuramente, avendo in mano qualcosa da gettare via, avrebbe aumentato
                 la sporcizia per le vie di Torino. Prendeva bene la mira e si posizionava pro-
                 prio accanto a quelle persone.

                 I giorni passarono e Capriccio diventò pieno... pieno fino all’orlo, come
                 nessuno dei suoi colleghi era mai stato finora.







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