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EDITORIALE Direttore Editoriale
di Italo Fiorin
Famiglia, scuola:
Continuità?
olitamente il tema della “continuità” applicato Questo vale per molte famiglie, ma la realtà è più arti-
alla scuola dell’infanzia richiama due direzioni, colata. Gli insegnanti, infatti, spesso devono confrontarsi
S quella diacronica o “verticale” e quella sincroni- con realtà difficili, con famiglie che non esistono più per-
ca od “orizzontale”. ché i genitori si sono separati, talvolta portando la loro
Nel primo caso si riflette sul curricolo, sui raccordi tra conflittualità fino alle porte della scuola. Oppure devono
scuola dell’infanzia e scuola primaria o tra scuola dell’in- relazionarsi con famiglie solide e molto normative, ma
fanzia e nido o “sezione primavera”. Oggi è di grande at- provenienti da altri Paesi e altre culture, con riferimenti
tualità la questione del curricolo 0/6 anni, molto presente valoriali che talvolta sono non solo diversi dai nostri, ma
nel dibattito politico. perfino molto lontani.
Nel secondo caso, la continuità riguarda principalmente Che cosa vuol dire continuità in questi casi?
il rapporto tra ambienti educativi, in particolare tra scuo- Su quali basi costruire un rapporto sufficiente-
la e famiglia, ma non solo. mente buono?
Soffermiamoci su questo aspetto, molto importante e, al Le Indicazioni nazionali contengono una affermazione
tempo stesso, molto problematico. piuttosto impegnativa, quando ci dicono che le famiglie,
In linea di principio, si afferma l’importanza della co- anche quando rappresentano un problema, “sono co-
struzione di una buona relazione, un rapporto di munque una risorsa” per la scuola.
fiducia reciproca, di coerenza nei valori di riferi- Come può un problema essere una risorsa?
mento, di collaborazione e complementarità. Un problema è una risorsa quando lo affrontiamo non in
Questa visione non è in discussione, ma sempre più la termini di obiezione e di evitamento, ma ne accettiamo
realtà ci mostra quanto i comportamenti diffusi siano l’aspetto sfidante e, a partire da questa sfida, siamo solle-
molto lontani da ciò che viene desiderato e auspicato. citati a inventare delle soluzioni.
Le ragioni sono molteplici. Un motivo è dato dal fatto Le Indicazioni nazionali ci invitano ad accettare la
che le famiglie italiane hanno oggi comportamenti edu- sfida della diversità, anche culturale, con la convin-
cativi molto diversi dal passato. P. Charmet ci segnala zione che la buona scuola non è la scuola irenica, priva
che in questi anni si è verificato un passaggio cul- di conflitti, luogo ideale di benessere e felicità. La buona
turale importante. La famiglia, che un tempo era scuola è una scuola comunità e una comunità è tale per-
“normativa”, preoccupata di insegnare ai bambini le ché è inclusiva, perché sa fare spazio alla diversità e dalla
regole basilari del comportamento, necessarie per la diversità sa apprendere.
loro introduzione sociale, si è trasformata in famiglia Non si costruisce comunità sulla base dei valori già rico-
“affettiva”. Una famiglia cioè che, avendo abdicato al nosciuti come comuni, ma attraverso la costruzione di
poco gratificante impegno di insegnare le regole indi- vincoli condivisi. La scuola è accogliente non quando
spensabili al vivere sociale, si riserva il più gratificante accetta gli altri “a condizione che” siano come noi li de-
impegno di coltivare la felicità del proprio figlio, erogan- sideriamo, ma quando si mobilità per incontrarli là
do affetto, privilegiando le relazioni di cura. dove essi si trovano.
Progetto TRE-SEI Gulliver n. 160
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