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Attività aggiuntive “Nuovo Gulliver News” – ACCOGLIENZA
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         “Giovedì, 22 gennaio 1953, siamo in Gran Bretagna ormai da una settimana. Londra è
         una città grandissima, le strade non assomigliano affatto a quelle della mia città italiana,
         e le case sono più alte e più strette. Ci sono molti parchi pubblici, Hyde Park, Regent’s

         Park e una serie di altri giardini con alberi enormi, laghetti, papere, uccellini e persone
         che si siedono sull’erba. A Golia piacerebbe passeggiare qui, avrebbe solo l’imbarazzo
         di scegliere, tra tanti, l’albero dove fermarsi a fare pipì. Confesso di aver avuto un mo-
         mento di grande nostalgia, avrei voluto proprio avere Golia con me oppure essere a
         casa con lui. Mi sono venute le lacrime agli occhi e ho dovuto deglutire più volte per
         non piangere. Per un momento ho pensato anche a quanto sarebbe stato bello giocare
         a nascondino con i miei amici tra alberi e cespugli, poi mi sono detto: basta lamenti.
         Ormai sono qui e ci devo rimanere per tre anni, meglio farsene una ragione.

         A Londra in questi giorni ho visto una nebbia strana che qui chiamano smog e che a
         me non piace. Mi piacciono invece tantissimo gli autobus che circolano in città: sono
         rossi e a due piani, gli inglesi li chiamano double-decker bus. Gli autobus vanno dap-
         pertutto e dal finestrino, soprattutto da quello del secondo piano, si vede un panorama
         straordinario. Ci ho fatto un giro con tutta la famiglia il giorno dopo il nostro arrivo
         e mi è piaciuto. Ho visto Buckingham Palace, il palazzo reale. Fuori ci sono le guar-
         die che pattugliano, indossano un cappello di pelo di orso davvero buffo. Ho visto la
         torre di Londra, che gli inglesi chiamano Tower of London, e il London Bridge, che è
         il ponte più famoso della città e unisce le due sponde del fiume Tamigi. Su ogni mo-
         numento sventola la Union Jack, la bandiera inglese, che non è semplice come quella
         italiana, ma è fatta di linee che si incrociano. Avevo gli occhi così pieni di meraviglia
         da non saper più dove guardare. Ma da vedere c’era ancora tantissimo: il palazzo di

         Westminster, dove c’è il Parlamento, l’abbazia di Westminster, dove si incoronano i
         re, il Big Ben, cioè la torre dell’orologio. La mamma ci ha trascinato tutti da Harrods,
         che è un grande magazzino di lusso… Io mi sono annoiato moltissimo. Siamo andati
         anche a Trafalgar Square, una piazza davvero grande e, infine, a fare due passi nei
         Kensington Gardens. A Kensington ho visto e toccato la statua di Peter Pan, conosco la
         sua storia perché ho letto tutto il libro già lo scorso anno. In giro c’era tanta gente e ho
         notato che gli uomini d’affari portano uno strano cappello nero e hanno sempre l’om-
         brello a portata di mano, perché a Londra piove spesso.

         Al nostro arrivo a Londra il nostro appartamento non era ancora pronto, così l’azienda
         del babbo ci ha prenotato delle stanze in un albergo nel quartiere di Marylebone, un
         posto magnifico! La cena, però, non mi è affatto piaciuta… forse perché mi ero ingoz-
         zato di dolcetti per il tè delle cinque e avevo poca fame, forse perché non c’era né pasta
         né riso né minestra ma uno strano pasticcio di carne. Che sorpresa invece la colazione!
         La full English breakfast è spettacolare: ci hanno servito bacon fritto, uova strapazzate,
         pomodori e funghi grigliati, bubble and squeak, fagioli stufati, black pudding, toast im-
         burrati e bangers and mash. Naturalmente, c’erano il tè e il caffè per i grandi e il succo
         d’arancia per tutti. Esagerati! Non finivo più di mangiare.”


                                                © Edizioni Didattiche Gulliver
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