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La stessa docimologia cerca l’esattezza predittiva (previsione-con-
trollo) nel nesso meccanico stimolo-risposta.
Diventare “oggetti” competenti o soggetti critici, si domanda
il pedagogista olandese Gert Biesta? La grande filosofa Han-
nah Arendt ci aveva già messo in guardia: «Se la conoscenza (nel
senso moderno di know how, di competenza tecnica) si separasse
irreparabilmente dal pensiero, allora diventeremmo esseri senza
speranza, schiavi non tanto delle nostre macchine quanto della
nostra competenza, creature prive di pensiero alla mercé di ogni
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dispositivo tecnicamente possibile, per quanto micidiale» .
La stessa didattica per competenze, se interpretata in modo ba-
nalmente esecutivo, contiene un rischio, quello di far diventare gli
studenti meccanici dentro.
Il pericolo non è tanto quello che le macchine finiscano per pen-
sare come gli esseri umani, ma che gli esseri umani finiscano
per pensare come le macchine.
PER UNA PEDAGOGIA DELLA RISONANZA
Sembra importante allora il richiamo fatto da un sociologo tede-
sco, Hartmut Rosa, che contrappone alla competenza la risonanza,
ovvero quella particolare forma di relazione tra il soggetto e il
mondo che permette un’appropriazione trasformativa del sa-
pere, fatta di corpi, spazio, sintonia, sincronia, apertura e chiu-
sura, con un elemento di indisponibilità.
Un’esperienza capace di riappropriarsi dei significati di quello che
si sta vivendo e apprendendo, al di là delle competenze.
1. Arendt H. (1958), Vita activa. La condizione umana, trad. it. di Finzi S.,
Bompiani, Milano 1989.
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